di Francesca Birardi
Molti visitatori che si affacciano alla vasca aperta dell’Acquario di Porto S. Stefano rimangono letteralmente stupiti davanti a questo pesce che passa la maggior parte del tempo infossato nella sabbia, immobile come una roccia.
Si tratta dell’Uranoscopus scaber, comunemente detto Pesce prete, probabilmente per il fatto che ha sempre gli occhi rivolti al cielo (da qui il nome “Uranoscopus”, che in latino significa “colui che guarda il cielo”), proprio come se stesse pregando.
Il suo aspetto è inconfondibile e, a detta di molti, terrificante: ha, infatti, una testa molto grande e una grossa bocca piena di denti appuntiti. Dietro le branchie sfoggia una grossa spina contenente veleno, meno potente di quello delle tracine, ma anch’esso termolabile: infatti basta immergere la parte del corpo colpita nell’acqua calda, o metterla sotto la sabbia cocente, per vanificarne gli effetti.
Il pesce prete, che gli inglesi chiamano Star gazer (“colui che fissa le stelle”), ha uno strano e particolare modo di cacciare; possiede, infatti, un filamento boccale, vermiforme e rosso-violaceo, che fa sporgere dalla bocca e agita come se fosse una sorta di bandierina. Con questo attira le prede che, incuriosite dallo strano oggetto fluttuante, si avvicinano sempre di più a lui, ignare del grosso pericolo che stanno correndo.
È molto divertente osservare i gamberetti nella vasca che, come ipnotizzati, si avvicinano lentamente al pesce che sfodera la sua bandierina nastriforme. Fortunatamente i piccoli crostacei sono molto scaltri e non cadono mai in questo tranello; del resto il nostro pesce prete viene abbondantemente sfamato dal nostro tecnico delle vasche, e si potrebbe quasi ipotizzare che le sue intenzioni verso i gamberetti siano benigne, come se volesse invitarli al gioco … quello della bandierina, appunto!